venerdì 23 settembre 2011

Beatitudine

Ieri sera sono stata per cinque minuti in uno stato di beatitudine.
Il nostro divano, la mia guancia appoggiata alla sua spalla spigolosa, poi, più comoda sul suo petto.
A volte basta così poco per essere felici.
E mi ricordo quando l'idea di un figlio fosse più "che bello quando decideremo che è arrivato il momento e potremo avere la nostra piccola Olive, come sarai bello con lei in braccio, ma adesso aspettiamo, ti devono dare il full-time e poi, proprio ora che mi stanno per dare il livello..."
Nel frattempo di livelli ne ho avuti due, lui ha avuto il full-time ed è in attesa di crescita.
Come la mia pancia. E la strada non è in discesa nè per lui nè per lei.
Quando ricordo com'era "prima", prima di conoscere l'attesa, la sensazione di incapacità, l'illusione mensile, la disillusione, la tristezza, penso che ero più felice prima. Mi sentivo più forte, meno fragile, forse non lo ero ma mi sentivo così.
Allora mi chiedo se non dovrei solo ridimensionare questo sogno, facendolo tornare allo stadio di futuro pensiero lontano e tornare a gioire per una passeggiata a Milano, una mano nella mano e l'illusione che tutto sarà perfetto.

Ma come dicevo qualche giorno fa con Ila, non saremo più quelle. Come non lo siamo dopo la prima volta, dopo il primo fallimento, il giorno delle nozze, una grande litigata. Fa parte di noi, di me e non posso dimenticarmente o chiudere il pensiero come delle lenzuola vecchie a fiori in un angolo nascosto dell'armadio.

Mi godo i momenti in cui siamo solo io e lui e il resto fatica a raggiungerci in quell'isola di beatitudine che è l'incastro perfetto tra i nostri corpi.

Forse non glielo dico abbastanza quanto lo amo, tutta presa dal soffocare i desideri, le speranze, la fantasia.
Però lo amo tanto. E senza di lui niente di questo sarebbe possibile, senza il suo equilibrio, la sua forza, la sua dolcezza e la sua presenza.

E tra poco si comincia. Le settimane che mi dividono dal 6 ottobre mi sembrano infinite. Sto cominciando ad avere di nuovo quella sensazione di impazienza, come un calore che parte dal cuore a fitte e si propaga fino alle dita delle mani. Fatico a stare in questo limbo d'attesa, pur sapendo che la prima visita non comporta niente se non l'inizio di una nuova attesa. Ogni tappa sarà solo un avvicinarsi al traguardo. E la sensazione di essere come Achille che rincorre la tartaruga* è soffocante, per me. Voi siete in grado di insegnarmi la pazienza?

Questo post è molto frammentato, come le mie emozioni oggi e a causa della mia squadra di lavoro che mi chiede informazioni in continuazione. INFORMAZIONI CHE POTREBBERO CERCARE DA SOLI!

Sono stanca.
Deo Gratia è venerdì.

Vado a spegnermi.

*Paradosso di Zenone di Elea:
Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla.

4 commenti:

  1. Ciao Yermetra
    ti leggo da un pochino, ma ho trovato slo oggi il coraggio di scrivere. Nel tuo post sulla conizzazione, c'era scritto "operazione" e "abortività" e non sono riuscita ad andare oltre. Adesso sto meglio e sono ripassata, e ti ho letta meglio.
    Sono anche io una fivettara e sono (siamo) stati tanto fortunati perchè sono alla 19esima settimana della mia prima fivet. Conosco i sentimenti che descrivi, non sono riuscita a lasciarmeli alle spalle e tutt'ora quella fragilità me la porto dietro.

    Tanto ripasserò anche nei prossimi giorni, ma in bocca al lupo te le dico lo stesso!

    Clara

    RispondiElimina
  2. Grazie Clara,
    sono felicissima per te.
    A volte capita che vedi qualcuno felice ed è un pugno allo stomaco e a volte invece ti sembra di rubare un pochino di felicità a quella di qualcuno che ce l'ha fatta.
    Come se fosse una promessa che anche per me sarà possibile.
    Sono felice che mi scrivi e scusa se sono stata diretta. Non ho mai abortito (beh per essere più precisa non sono MAI rimasta incinta), ma la conizzazione è stata una cosa inaspettata e non l'ho vissuta bene.
    Ora vengo sul tuo blog e ti seguo.
    Grazie per non farmi sentire sola.

    RispondiElimina
  3. Lieta di conoscerti e grazie di cuore per essere passata a trovarmi.

    Ho letto alcuni post e mi sono ritrovata in molti dei tuoi pensieri. I ricordi dell'operazione, la stessa insofferenza per la sezione di ostetricia troppo vicina a quella di ginecologia; le attese, le pause, i sentimenti contrastanti; l'amore per l'uomo che mi sta accanto e che mi ha sempre aiutato a rialzarmi.

    Ti abbraccio. Forte.

    A presto...

    RispondiElimina
  4. Ciao cara, anche io ti leggo, anche io cacciatrice da Nina. Buon sabato.

    RispondiElimina